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Eppure, le aspettative erano altissime e le premesse diametralmente opposte a quanto è avvenuto. Il sindaco, con la s minuscola, supportato fino all’ultimo respiro dalla sua maggioranza, variabile nel colore e nel tempo, è riuscito nell’impresa, speriamo irripetibile, di far iscrivere Rende all’albo dei comuni sciolti per mafia. Proprio così. La nostra bella città, la più moderna e progredita della Calabria, sede del campus universitario più grande d’Italia, si ritrova addosso l’etichetta della mafiosità.
Nel rispetto della coerenza e della trasparenza che ci siamo imposti come condotte costanti della nostra esperienza politica e amministrativa, anche negli errori e nella capacità di riconoscerli, vogliamo continuare ad essere rendesi autentici, senza distinzione alcuna tra chi lo è per nascita e chi lo è per scelta. Come tali, non recitiamo ruoli che non ci appartengono e non ci competono.
All’indomani delle polemiche a mezzo stampa sollevate da Orrico e Tevernise del MCS, oltre che dal consigliere comunale De Rose, la vicesindaca di Rende, Marta Petrusewicz, è intervenuta sulla questione.
A cura di Giuseppe Giraldi
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