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A cura di Giuseppe Giraldi

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Incontro di sabato 16 dicembre 2023 con i cittadini di Failla, Saporito, Linze, Surdo e Malvitani

Posted On Giovedì, 14 Dicembre 2023 21:01

In attesa della grande manifestazione popolare, siamo al terzo incontro zonale dedicato all’informazione, alla sensibilizzazione e all’ascolto dei nostri concittadini su un tema che, nel bene o nel male, determinerà il futuro della collettività interessata irreversibilmente. 

Diciamo subito che l’idea, la realizzazione e la modernizzazione dell’area urbana cosentina ci interessa assai ed a noi rendesi in particolare per tutto ciò che la nostra città ha sempre dato alla costruzione della stessa.

Con altrettanta franchezza e con senso di responsabilità, diciamo pure che noi siamo contrari a questa proposta di città unica perché non nasce dal basso ossia da un comune sentire delle popolazioni interessate.

E dalle medesime popolazioni di Cosenza, Rende e Castrolibero la proposta di legge sulla fusione non è conosciuta, discussa, partecipata e decisa.

Siffatta proposta sottoscritta dai consiglieri regionali Caputo, De Francesco, Gentile, Graziano, Gallo, Straface, Molinaro e Mannarino, ispirata e sigillata dai fratelli Occhiuto, Roberto il presidente e Mario il senatore, supportata dallo studio di fattibilità di tale professore Luigino Sergio è innanzitutto antidemocratica e, con molta probabilità, anticostituzionale.

Come oggi affermano i proponenti, se la città unica esiste già, più o meno da sempre, lo è solo dal punto di vista geografico per continuità territoriale, così come per tanti e tanti altri comuni italiani: non esiste un solo atto amministrativo di comunione tra i tre municipi, a parte il contributo rendese all’area urbana in termini di offerta infrastrutturale, residenziale e di servizi pubblici.

Le comunità di Cosenza, Rende e Castrolibero sono caratterizzate da identità, storia, cultura, usi e costumi che sono patrimonio proprio e che in un tale processo andrebbero eventualmente accompagnati verso l’unità, di certo valorizzati e non cancellati.

Non è assolutamente sufficiente una volontà politica d’impulso e d’imperio governativo, di parte pure cosentina, per finalità d’interesse particolare: questo dato è di tutta evidenza.

All’attuale contesto, poi, questa fusione non è oggettivamente e soggettivamente fattibile, procedibile, realizzabile, sostenibile nei termini proposti (parliamo di tempi, modi e contenuti, metodo e merito).

Cosenza, già fallita una volta nel 2019, è alle prese con una nuova procedura di riequilibrio finanziario pluriennale e con debito pubblico di centinaia di milioni di euro non ancora quantificato, forse non quantificabile e di sicuro non rimborsabile nei canonici termini, in ogni caso debiti che saranno chiamati a pagare anche i cittadini di Rende e Castrolibero.

Al riguardo, va ricordato che gli ispiratori e gli esecutori di questa fusione sono i responsabili politici della disastrosa situazione appena citata e alla quale c'è  da aggiungere pure il recentissimo fallimento dell’Amaco.

Rende, ancora in attesa di sentenza della Corte dei Conti per l’uscita dal predissesto decennale e con il fondo di rotazione in scadenza nel 2026 - debiti che stiamo già pagando, è stata sciolta per infiltrazioni mafiose e così privata di una rappresentanza istituzionale e politica democraticamente eletta.

Già i consigli comunali di Cosenza e Rende, prima dello scioglimento nello scorso mese di maggio, si sono espressi negativamente verso questo tipo di fusione e favorevolmente per un’ipotesi alternativa rispetto alla proposta di legge regionale.

I due Sindaci, di Cosenza e Castrolibero, e gli stessi Commissari Prefettizi di Rende hanno assunto ufficialmente posizioni di netta contrarietà a questa fusione.

Nello stesso mese di maggio - Cosenza con un’amministrazione di opposta colorazione politica e Rende sub judice ministeriale e comunque con un’amministrazione ballerina -, al fine di evitare problemi di qualsiasi tipo e avere campo libero, la maggioranza governativa regionale con uno dei tanti provvedimenti omnibus ha modificato la legge regionale sul riordino territoriale, peraltro mai formalizzato, eliminando il passaggio per i consigli comunali e ridefinendo consultivo il referendum popolare, argomento quest’ultimo sul quale riflettere ulteriormente.

Con questa operazione di chirurgia legislativa - su misura per annettere Rende a Cosenza - viene capovolto il processo unificatorio, dall’alto verso il basso e non viceversa, eliminata la volontarietà popolare per il tramite dei consigli comunali e aperta una falla istituzionale ad alta pericolosità per la democrazia perché manipolatrice della Costituzione: oggi Rende domani chissà.

A supportare la proposta di legge è stato commissionato uno studio di fattibilità su incarico fiduciario e di parte proponente che fonda la vantaggiosità della fusione sull’erogazione del contributo statale straordinario sino ad un massimo di 15.000.000 di euro all’anno per dieci anni e la riduzione dei costi della politica per euro 234.000 circa all’anno. Nel primo caso non si specifica che il finanziamento è subordinato alla disponibilità del bilancio statale ancorché marginale e sempreché non si tratti di fusione per incorporazione, nel secondo caso non si considerano i costi aggiuntivi ad assorbimento del risparmio per l’istituzione ed il funzionamento dei municipi.

Al quadro appena descritto va aggiunto il monito della Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti contenuto nell’ultima relazione annuale sugli enti locali allorquando interviene sull’ipotesi di fusione Cosenza-Rende-Castrolibero osservando, raccomandando e invitando alla prudenza, allo studio ed alla verifica puntuale di dati e prospettive.

Ecco il senso del nostro odierno incontro: informare, consapevolizzare, consultare, sensibilizzare e ascoltare i nostri concittadini su una questione che determinerà il futuro della nostra città e della nostra comunità in maniera irreversibile.

La nostra ipotesi di soluzione, già oggetto di discussione e approvazione nel corso della prima manifestazione popolare del 19 ottobre scorso, è razionalmente lineare e graduale e può risultare vincente solo e soltanto se tutti noi cittadini ci mobilitiamo per questa causa giusta in un vero e proprio moto popolare per il rispetto e l’affermazione dei principi democratici, quali l’autodeterminazione, la partecipazione alle decisioni e la libertà della scelta.

Prima di lasciare a voi la parola e metterci in posizione di ascolto, dialogo, confronto e condivisione concludo con un detto antico anche di manzoniana memoria: “del senno di poi sono piene le fosse”, si tratta, in poche parole, di una consapevolezza tardiva di come si sarebbe dovuto agire.

RendeSì, componente del Comitato Cittadino di Rende.

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