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A cura di Giuseppe Giraldi

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Città unica, un salto nel buio. Occorre riequilibrare a Sud.

Posted On Mercoledì, 16 Agosto 2023 21:48

Per chi vuole approfondire qui il testo integrale a firma di Gimigliano e Palma 

Un salto nel buio. Uno squilibrio dannoso per l’area urbana cosentina. Lo scippo dell’ospedale, non tanto a Cosenza, ma al suo vasto territorio provinciale. Sono le immagini che vengono in mente dopo aver seguito con la dovuta attenzione il dibattito sulla proposta di legge regionale, a firma Caputo e altri, che vorrebbe imporre, con modalità scarsamente democratiche, la fusione tra i Comuni di Cosenza, Castrolibero e Rende. Un dibattito che ha dato spesso ragione alle tesi che la Sezione “Prima che tutto crolli” dell’Associazione Dossetti ha messo nero su bianco in un documento presentato nel corso delle audizioni presso la commissione Affari Istituzionali del Consiglio regionale della Calabria. 

Molti, acriticamente, danno la fusione come ormai ineluttabile, perché quasi acquisita: “La città unica esiste di fatto, la si usa ormai come tale”. Poco importa che tale città “esistente di fatto” sia una città casualmente costruita e peggio organizzata. Una città raffazzonata, un orrendo spaghetto assai poco funzionale, certamente non scaturita da esigenze comuni né da un comune processo di crescita armonica e bilanciata e nemmeno da un’equilibrata distribuzione di funzioni urbane. Sarà pure “di fatto esistente”, ma non è una città.

Poco importa che per tale città “esistente di fatto” non esistano servizi essenziali unici, mobilità urbana (tra l’altro ingestibile in una città-spaghetto), rifiuti, sanità, servizi idrici, ecc. Una città senza anima e senza identità, senza bacino di utenza, senza servizi comuni, senza nemmeno più i preziosissimi centri storici, in specie quello di Cosenza, che dalla fusione riceverebbe la mazzata finale checché ne dica il sen. Mario Occhiuto nella “excusatio non petita” contenuta in una recente intervista al “Quotidiano del Sud” circa l’oggettivo spostamento a nord del baricentro urbano. 

Si sostiene che occorra farla questa città così malriuscita, perché poi i servizi comuni verranno di conseguenza. È vero semmai il contrario: prima di portare avanti in tutta fretta l’incongrua e pericolosa fusione dei Comuni, si dovrebbe pensare alla più fattibile Unione dei Comuni (prevista dalla legge), che consente di sviluppare al meglio la gestione associata di funzioni e servizi. 

Per fortuna non siamo soli a sostenere queste tesi, ma in ottima compagnia. Pochi giorni fa infatti la Corte dei Conti è intervenuta nella questione con la delibera riguardante gli esercizi finanziari degli enti locali, facendo esplicito riferimento al caso della fusione cosentina, tanto più preoccupante in quanto coinvolge più di 60.000 abitanti. La Corte ha precisato concetti che ci appartengono da sempre: il rispetto dei processi identitari di un territorio; la necessità di ponderare in maniera soddisfacente la fusione (quanto meno con studi di fattibilità, che per Cosenza-Rende-Castrolibero non esistono); il puntuale controllo dei costi e degli svantaggi; il rigetto delle pressioni dirigistiche. E infine – ma non ultimo per importanza – l’invito “a sviluppare la gestione associata di funzioni e servizi” attraverso la preliminare Unione dei Comuni. 

È la nostra tesi, che noi intendiamo peraltro come Unione di più Comuni dell’area urbana. Non limitata a Cosenza, Rende e Castrolibero, dunque, ma aperta a tutta l’Area di Cintura, così come è stata selezionata dall’Unione Europea. Ad esempio, Mendicino, Carolei, Rovito, Casali del Manco, Zumpano, Lappano, che hanno anch’essi quartieri “cosentini”, ovvero la zona del Savuto con la sua area industriale di Piano Lago, oggi languente, in un territorio già colpito dal recente, parziale scippo dell’Istituto di ricerca biomedica del CNR.

Il “salto nel buio” e lo “squilibrio dannoso” risultano evidenti da queste considerazioni. 

L’area urbana di Cosenza, o Area di Cintura, consta di trenta Comuni che fanno da sempre corona al capoluogo, in un territorio che da oltre duemila anni costituisce la cerniera tra le due Calabrie, Citra e Ultra. Trascurando e/o mortificando le potenzialità economiche e culturali di questo territorio, unitariamente inteso, si indirizzerebbe definitivamente lo sviluppo a nord. Ma che tipo di sviluppo sarebbe? Parziale, quasi soltanto edilizio, a parte la pur notevole presenza dell’Università, che però va intesa come motore di sviluppo per l’intero territorio, e non solo per la “città unica”, pena il fallimento della sua missione. 

A tale proposito ha dell’incredibile, ed è per certi aspetti inquietante, la riapertura della questione relativa alla localizzazione dell’ospedale provinciale hub (sottolineiamo “provinciale”). Doppiamente incredibile, anzi: 1) perché la scelta di Vaglio Lise è il frutto di uno studio di fattibilità regolarmente affidato e retribuito, costato 700mila euro, la cui invalidazione richiederebbe inevitabilmente che siano almeno individuati eventuali errori o mancate valutazioni; inoltre, Vaglio Lise per la sua ubicazione è la porta dell’area urbana di Cosenza;  2) perché l’ospedale hub di Cosenza è destinato a esercitare la funzione di collegamento delle strutture sanitarie periferiche con le centrali operative previste dal PNRR e, attraverso di esse, con una centrale operativa situata presso il medesimo ospedale hub e possibilmente con il “dipartimento d’emergenza provinciale” e annesso elisoccorso. 

L’ospedale hub di Cosenza al servizio del territorio, dunque, non della nuova facoltà di medicina dell’UNICAL. L’alterazione delle sue funzioni e il conseguente cambio forzato della localizzazione sarebbero pertanto un vero e proprio scippo, a danno del territorio complessivamente inteso, il che autorizza il sospetto circa la vera natura della frettolosità a concludere la fusione dei tre Comuni.

Una clinica universitaria, se serve, va creata; ma la medicina territoriale va fatta funzionare come tale. 

Le nostre tesi trovano infine conforto nelle posizioni espresse chiaramente dal sindaco di Cosenza, Franz Caruso, sia sulla delibera anti-fusione della Corte dei Conti, sia per l’impugnazione del decreto regionale di riapertura del procedimento di localizzazione del nuovo nosocomio. Le forti caratteristiche d’intermodalità della zona di Vaglio Lise (mobilità su ferro e su gomma attraverso le rispettive infrastrutturazioni) fanno di questa localizzazione un ben preciso strumento di “riequilibrio a sud” dell’area urbana cosentina, per il quale la “Dossetti” e “Prima che tutto crolli” si battono da anni. In tal senso riteniamo di grande importanza l’altro strumento di riequilibrio, costituito dallo svincolo autostradale destinato a servire e a connettere le aree a sud di Cosenza. Se ne parla da quarant’anni. Ora è finalmente possibile realizzarlo con le risorse disponibili, in particolare del PNRR, secondo l’iniziativa di recente formalizzata nel Consiglio comunale e nel Consiglio provinciale di Cosenza dal consigliere Domenico Frammartino.

Mimmo Gimigliano - Coordinatore della Sezione “Prima che tutto crolli”

Paolo Palma - Presidente dell’Associazione Dossetti

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