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A cura di Giuseppe Giraldi

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CON IL “PNRR”, IN CALABRIA ARRIVERANNO TANTI SOLDI, QUANTI NON SI SONO MAI VISTI: Sapremo spenderli bene?

Posted On Mercoledì, 01 Giugno 2022 09:21

di Domenico Gimigliano

Il PNRR è ormai abbondantemente partito. A fine maggio 2022, sono stati raggiunti 30 obiettivi e altri ancora (non so se sufficienti) sono prossimi, molte riforme sono avviate o in preparazione.  

Un passo importante per l’attuazione degli obiettivi del PNRR è l’esame, in corso alla Camera dal 23 maggio, del disegno di legge delega sui contratti pubblici. La sua approvazione, prevista per giugno, può consentire di mettere mano al fondamentale settore degli appalti pubblici, finora paralizzante (per fare il Ponte di Genova è stato necessario sospendere l’efficacia delle attuali norme) e aperto alle infiltrazioni mafiose (Draghi alla DIA: per contrastare le infiltrazioni mafiose occorre semplificare le norme sugli appalti).

Non mancano i pareri e i titoloni preoccupati. Quotidiano del Sud: “Infrastrutture, ritardi allarmanti”; “In molti casi si è ancora fermi ai progetti di fattibilità”.

Un recente elaborato del Ministero degli Esteri - Diplomazia Economica Italiana (aprile 2022), che riguarda “I PNRR degli altri Paesi Europei”, ci fa conoscere la ripartizione delle risorse e le principali strategie per ciascuno dei Paesi UE.

Un particolare mi è saltato all’occhio. Per ciascun Paese sono messe in bella ed immediata evidenza due azioni (evidentemente ritenute le più strategiche) quantificate in percentuale delle risorse ad esse destinate rispetto al totale assegnato al Paese. 

Per tutti i Paesi queste azioni strategiche evidenziate sono la transizione verde e la transizione digitale, e infatti la loro quantificazione è sempre complessivamente maggioritaria, e in qualche caso totalizzante. 

Il dettaglio dei principali stanziamenti che il Paese prevede (pure riportato nell’elaborato) conferma la massima attenzione in quelle due direzioni: quelle sono effettivamente strategie dominanti.

L’Italia non è compresa nell’elenco. Per mera curiosità, le sue rispettive percentuali nelle stesse materie sono il 31,05% e il 17,57%. Ma il punto non è quello: sono comunque risorse cospicue per problemi ormai universalmente riconosciuti fondamentali.

Il fatto invece è che l’Italia, a differenza degli altri, un altro obiettivo strategico assai pesante ce l’ha, ed è lo stesso che ha attratto così tante risorse, che ha fatto sì che ad essa venisse assegnata la quota di gran lunga maggiore di risorse rispetto a tutti gli altri. 

Questo obiettivo è quello della coesione sociale e territoriale. Si tratta dell’indecente divario tra Nord e Sud, si tratta della inaccettabile esclusione sociale di larga fascia della popolazione meridionale.

Nei 2017, in vista dell’attuale programmazione, l’UE ha proclamato solennemente il Pilastro Europeo dei diritti sociali, che rappresenta la strategia sociale dell’Unione.

A questo obiettivo così rilevante non solo per noi (è l’oggetto dell’art. 174 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) l’Italia che risposta dà?

La Missione n. 5 del PNRR italiano, a titolo “Inclusione e Coesione” è dotata di un misero 9,82% delle risorse.

Mi viene in mente Monsignor Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi, che non molto tempo fa, parlando di sistema solidale e società sostenibile, ebbe a dire “Nel Pnrr del Governo mi sembra che manchi il Sud”.

Ma il “Pnrr del Governo” riserva al Sud il 40% delle risorse “territorializzabili”. È pure meno di quanto avrebbe dovuto, ma lo ha fatto.

In soldoni: nella “Prima relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione al Mezzogiorno” della Presidenza del Consiglio (Dipartimento per le Politiche di Coesione, 9 marzo 2022) si afferma che, nel Pnrr, “la dimensione delle risorse destinate al Mezzogiorno si attesta su 86 miliardi”.

In ipotesi, se dovessimo fare una ripartizione delle risorse in proporzione alla popolazione, la Calabria (popolazione del 9,3% di quella dell’intero Mezzogiorno, dati 2022) potrebbe avere la possibilità di accedere a più di 8 miliardi.

E non è tutto. Negli stessi anni del Pnrr, o giù di lì, e con quelli coordinati, ci sono anche i Fondi nazionali di Sviluppo e Coesione (FSC, gli stessi da cui derivano i 90 milioni del centro storico di Cosenza), la cui dotazione per il Mezzogiorno, disponibile, è di 51,84 miliardi.

Con lo stesso ragionamento di prima, facciamo, per la Calabria, 4,82 miliardi.

Ancora non basta: c’è il POR Calabria dei fondi ordinari europei, già approvato dalla Giunta Regionale: 3,173 miliardi.

Non basterebbe ancora, ma fermiamoci qui: è sufficiente.

Vediamo un po’: Pnrr, Fondi FSC, POR Calabria, l’uno per l’altro la bellezza di 16 miliardi. No, non vi sbagliate: un intero punto di PIL nazionale solo per la Calabria. C’è di che svilupparsi davvero. Eppure ce li hanno assegnati, o meglio sono lì, disponibili.

Il fatto è che ora il cerino è in mano nostra. La vera domanda è: siamo pronti?

La mia personale risposta è: no! 

Non può essere, ovviamente, una risposta definitiva né tantomeno una rassegnazione. Ma questo merita una trattazione a parte. Cause, circostanze, possibili rimedi possono e debbono essere indagati, e anche dibattuti. E, soprattutto, fatti propri dalla Regione.

Domenico Gimigliano

gia pubblicato sul QUOTIDIANO 

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