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A cura di Giuseppe Giraldi

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MARIO OLIVERIO SCRIVE A LETTA

Posted On Domenica, 06 Giugno 2021 09:46

CARO LETTA, è da oltre un anno e mezzo che non vengo coinvolto, invitato, consultato dal PD né su temi politici gene­rali né sulle vicende che inte­ressano la Calabria. 

Precisamente da quando (di­cembre 2019), con una lettera all'allora segretario Zingaret­ti, ho deciso di ritirare la mia candidatura alla Presidenza della Regione Calabria. Fu quella la conseguenza della presa d'atto di una scelta della Segreteria nazionale di non ri­confermare il Presidente uscente per candidare Callipo. Una scelta determinata dalle correnti, sollecitata e sostenu­ta dai rispettivi rappresentanti locali. Ti informo altresì che so­no componente della Direzione Nazionale del PD eletta all'ulti ­mo Congresso, ma non sono più stato convocato alle riunio­ni che si sono svolte sia pure in remoto.

Stante questa incredibile, ingiustificata quanto mai spie­gata condotta nei miei con­fronti, non nego che ho anche esitato a scriverti. Ma ho deciso di farlo confidando nella tua coerenza rispetto ai propositi enunciati nel tuo primo inter­vento all'Assemblea nazionale che ti ha eletto Segretario. In questo lungo periodo ho osser­vato in silenzio malgrado ci fosse tanto da dire a partire dalle scelte compiute alle ultime elezioni regionali, il cui esi­to disastroso (con annesse di­missioni di Callipo) evito di commentare perché è a tutti ben chiaro. Per non dire delle elezioni amministrative dello scorso settembre in una città come Crotone, storico riferi­mento della Sinistra, dove non si è riusciti a presentare nean­che la lista del PD. E ancora del­la scomparsa di una benché mi­nima iniziativa sulle gravi dif­ficoltà che attanagliano la Ca­labria e la società calabrese.

Si coglie un preoccupante vuoto di una seria ed efficace opposizione alla Giunta Regio­nale di Centro Destra, che non a caso assume provvedimenti ed opera scelte al di fuori di ogni regola e controllo, rimet­tendo l'orologio indietro di al­cuni anni. Ciò malgrado si tro­vi in regime di ordinaria ammi­nistrazione in considerazione della legislatura scaduta da mesi. È stata restaurata una si­tuazione di degrado, di ritorno all'uso discrezionale delle ri­sorse e degli enti sub-regionali, con l'assenza di programma­zione delle risorse UE, con gra­vi implicazioni sulle delicate problematiche della ripresa dalla pandemia, che in Cala­bria ha dato il colpo di grazia alla già gracile economia e fra­gile condizione sociale.

Un quadro a dir poco deso­lante, con il PD commissariato da circa tre anni a livello regio­nale ed in tre provincie su cin­que, con un Centro Sinistra di­viso e frammentato, privo di una guida, di una proposta po­litica, di un progetto per la Ca­labria sul quale coinvolgere ed attrarre il corpo largo della so­cietà calabrese nelle più varie­gate articolazioni ed espressioni.

La scadenza elettorale an­nunciata da oltre sette mesi avrebbe ragionevolmente ri­chiesto in primo luogo al PD l'attivazione di un processo in­clusivo, teso a sanare lacera­zioni e divisioni prodotte nelle scorse elezioni regionali e per­petrate anche dopo quella gra­ve sconfitta; la riorganizzazio­ne del campo delle forze pro­gressiste, di sinistra, civiche, ambientaliste ripartendo dai territori, con il coinvolgimento attivo degli amministratori lo­cali, per rilanciare un progetto di crescita della regione, forte della necessaria cultura riformista e di governo. Niente di tutto ciò. Anzi, al contrario, in questi mesi è andata avanti una accentuazione del distacco dalla realtà e dalle comprensi­bili ansie che pervadono le no­stre comunità messe a dura prova.

La stessa candidatura di Ni­cola Irto, o di chiunque altro al suo posto, avrebbe dovuto esse­re la sintesi e l'approdo di un coinvolgimento ampio di forze e soggetti chiamati a sostener­la.

Invece si è preferito il chiuso di una riunione ristretta di un­dici persone, prevalentemente di eletti, preoccupati (comprensibilmente!) della loro rielezione. Si è aperto così il cam­po a "Masanielli" che, come puoi ben comprendere, hanno buon gioco nell'agire, utiliz­zando armi populistiche, già viste e sperimentate, del ricor­so alla facile demagogia e all'antipolitica, a parole abusa­te quali "rinnovamento" e "cambiamento".

Firma di cambiali in bianco che sanno già di non poter ono­rare. La Calabria non merita nuovi inganni. La Calabria me­rita un governo di forze sane realmente impegnate alla co­struzione di un futuro di cre­scita e di riscatto, di creazione di opportunità di lavoro, di va­lorizzazione ambientale e paesaggistica, di servizi qualifica­ti a partire dalla Sanità, com­missariata da oltre dieci anni e mantenuta in una condizione gravissima per responsabilità di tutti i Governi nazionali che si sono succeduti dal 2009 in poi.

La Calabria ha bisogno di es­sere rispettata e trattata alla pari delle altre regioni. Ha bi­sogno di liberarsi dal marchio di "regione canaglia" spesso utilizzato per giustificare commissariamenti e mortificare le sue energie capaci ed oneste che rappresentano la stra­grande maggioranza della po­polazione e della sua gioventù. Al PD ed al campo delle forze progressiste e di sinistra è ri­chiesto un impegno coerente in questa direzione se davvero si vuole assolvere al compito che è proprio di una grande forza innovativa e di progres­so.

La decisione di spostare a Roma la scelta per la candida­tura alla presidenza della Regione, seppure costituisce di fatto la presa d'atto del falli­mento della gestione commissariale, non è la risposta giusta. La scelta del candidato a Presidente della Regione deve essere in primo luogo condivi­sa e sentita propria dai calabre­si. Si è ancora nelle condizioni di evitare che le prossime ele­zioni regionali si trasformino nel secondo tempo di una rovi­nosa (quanto colpevole) scon­fitta delle forze democratiche e progressiste e con essa di quel progetto di reale cambiamento di cui la Calabria e i calabresi avvertono la necessità.

Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico.

Mario Oliverio

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