È un libretto leggero, praticamente tascabile, una guida di Cosenza Vecchia dalla bella grafica. Ma non è proprio una guida, è un “itinerario guidato”: l’autore mette subito in chiaro che non si tratta di una guida completa, poiché è solo un itinerario (ma secondo me lo fa per sottolineare, già nel titolo, che la scelta di un percorso preciso è proprio il mezzo di cui vuole servirsi per illustrare Cosenza Vecchia).
È quindi una piacevole passeggiata (“che richiede più giorni”) nel gioiello di famiglia dei cosentini; più che guidata, accompagnata “tra vicoli, piazze, chiese e monumenti”.
Il compagno è lui, il libretto che vi aiuta a gustare l’opera più consapevolmente e vi fa prendere un “primo contatto” con la parte più bella di Cosenza attraverso le splendide immagini, illustrate ognuna da notizie snelle, argute e solleticanti.
Piero Carbone vuole offrire questa passeggiata allo studente e al turista, ma non solo: sa bene che anche il cittadino ignora quei vicoli, quelle piazze e quei monumenti, perché li ha dimenticati, perché ha perduto l’identità che quella ricchezza di storia, cultura, arte e leggende da sempre gli conferiva.
Oggi quello delle passeggiate si chiama “turismo lento”, e si alimenta di borghi. I puristi (enfatizzando un po’, ammettiamolo) distinguono tra centri storici e borghi, tra quartieri cittadini e centri abitati a sé stanti, ma Cosenza Vecchia è ambedue le cose: è un quartiere di Cosenza (“una città nella città”), ed è pure distinto, un pezzo antico che la città moderna ha rimosso e allontanato facendolo diventare borgo.
Se avete letto la guida, avete visitato un borgo. Ma, dicevamo, Cosenza Vecchia è pure città.
E allora, se vi fate “accompagnare” dalla guida nella passeggiata e poi la rileggete con attenzione, ricordando i luoghi che avete visitato e i cammini che avete percorso, vi accorgete di quella che secondo me è la cosa più piacevole dell’offerta di Piero Carbone: con quell’itinerario egli vi ha fatto “leggere la città” che avete visitato.
Sarebbe troppo lungo esporne gli elementi tecnici.
Ma fidatevi: la guida, in maniera coordinata e conseguenziale, in modalità “passeggiata”, vi ha fatto leggere le articolazioni del tessuto urbano della Cosenza medievale, nella quale i tipi edilizi, rappresentativi delle abitudini di vita, si connettevano con l’organizzazione associativa (in verità le Cosenze sarebbero tre, ma quelle bruzia e romana sono stratificate al di sotto di quella medievale).
Anche le articolazioni del tessuto urbano in cui avete passeggiato sono tre: quella popolare rivierasca, segnata dai ponti e dagli argini, per lo più con tipologie edilizie povere a piccoli moduli (Piazza Valdesi, Lungo Crati, Arenella - Massa); quella nobile - direzionale di pendice, con moduli molto più ampi, palazzi e particolari architettonici, a indicare un diverso patrimonio culturale e sociale (Corso Telesio, in parte Santa Lucia, Via Gaetano Argento, Colle Triglio); infine quella che potremmo dire “militare”, legata come forse è all’antica cinta muraria, con tipologie a case – bottega a più piani (dal Duomo fino al Crati e allo Spirito Santo).
Sono tre anche i modelli di “polo di sviluppo” del sistema aggregativo che avete visitato (il ricorso di queste “terne” nell’impianto urbano di Cosenza credo sia casuale): poli di fondovalle (Piazza Valdesi, Arenella, Spirito Santo); di mezza costa (Piazza Piccola, il Duomo); di crinale (Piazza XV Marzo, Archi di Ciaccio, Colle Triglio - Paparelle).
E sempre tre, secondo i vertici di un triangolo, i conventi strategici uno in vista dell’altro che avete conosciuto: S. Francesco d’Assisi, S. Francesco di Paola e S. Domenico.
In altre parole, avete viaggiato nell’anima, nella storia e nell’organizzazione di Cosenza. Il tutto, “solo” con un itinerario.
Domenico Gimigliano