A tal punto che, se da un lato si decreta la chiusura delle scuole per l’alto rischio legato alla diffusione del virus e con la prospettiva che i cittadini subiscano le restrizioni della zona arancione, ai cacciatori calabresi, come se nullafosse, viene concesso di spostarsi ciascuno in mezza provincia e si prolunga la caccia al cinghiale in forma collettiva (cioè in braccata) fino alla fine del mese. Come se per trasportare emacellare il porco selvatico e scongiurare pericolosi assembramenti, si potessero usare dei robot norcini telecomandati al posto delle squadredi “sportivi” con l’artiglieria. E se qualcuno avesse dei dubbi in proposito, ci pensa il Presidente Spirlì, in versione novello Nunzio Filogamo, a ricordare testualmente, tramite facebook “agli amici cacciatori e pescatori sportivi, che è sempre attiva l’ordinanza n.94, per cui sveglia all’alba!”, scambiando probabilmente la presidenza di una Regione peruno studio televisivo e in attesa di tempi migliori per una tavolata tra vecchi “amici”.
La scusa, ripetuta da una vita come un disco incantato, è quella del “contenimento dei cinghiali”, pur sapendo, come dichiarato espressamente nel richiamato parere dell’ISPRA del 7 dicembre trasmesso alla Regione, che per vari motivi elencati in vari studi scientifici, “la caccia collettiva in braccata non ha dimostratoefficacia nel contenere né la presenza di cinghiali, né i danni da questi causati.” E che anzi, è la stessa caccia in braccata a favorire una maggiore mobilità dei cinghiali verso aree meno disturbate,come quelle urbane, e le zone agricole più antropizzate, aumentando il rischio di danni da incidenti stradali.
Ma il virus del delirio filovenatorio che imperversa nelle stanze delle Cittadella è talmente forte da intaccare anche le capacità intellettive, tanto da far emettere a fine annol’ennesima delibera sul calendario venatorio (il cui numero rischia di eguagliare i DPCM governativi anti covid), con ulteriori modifiche e integrazioni del tutto strampalate.In sostanza,con questo ennesimo atto deliberatorio la Regione autorizzerebbe la caccia “fino al 10 Febbraio”, dimenticandosi del fatto che, come dalla stessa Regione deliberato precedentemente il 2 novembre, dopo la data del 31 gennaio non ci sono più specie cacciabili!
Infatti la data di chiusura per le specie Cornacchia grigia, Ghiandaia, Gazza e Colombaccio, fissata inizialmente al 10 febbraio, era stata successivamente anticipata al 13 gennaio dall’ ordinanza del TAR Calabria n. 982/2020, in seguito al ricorso presentato dal WWF e dalla LIPU.
E se queste incongruenti concessioni risuonano come evidenti favori per acquisire consensi alle prossime consultazioni elettorali, si ricordino il presidente FF Spirlì e l’Assessore Gallo che i cacciatori in Calabria sono una sparuta minoranza, molto meno degli ambientalisti e della gente comune che non condivide la pratica assurda e anacronistica della caccia.
Quindi, piaccia o no a Spirlì e ai suoi amici, il 31 gennaio si chiude.
Ricordando però che,nel frattempo, la licenza di caccia non equivale ad avere acquisito l’immunità dal virus.
LIPU Calabria
WWF Calabria