Per offrire informazioni e servizi, questo portale utilizza cookie tecnici, analitici e di terze parti. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su qualunque altro link nella pagina o, comunque, proseguendo nella navigazione del portale si acconsente all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni sui cookie e su come eventualmente disabilitarli consultare l'informativa sulla Privacy

Search

A cura di Giuseppe Giraldi

Vuoi scrivermi? Invia una mail all'indirizzo: info@arinthanews.eu

ESTATE 2020 IN CALABRIA: SARÀ EMERGENZA IDRICA!

Posted On Domenica, 14 Giugno 2020 10:09

di ERALDO RIZZUTI -

Quando un carrozzone fallisce se ne organizza un altro più complesso, più dispendioso, meno efficiente e quasi sempre antieconomico. non risolve il problema, ma serve certamente a beneficiare quegli assunti già privilegiati, grazie a personaggi influenti o inseriti in amministrazioni pubbliche per creare o rafforzare un sistema di favoritismi e scambi con chi non avrebbe alcun titolo per godere di tali favori.

Non si mette al primo posto il problema, "il bene comune", ma le clientele e i privilegi. Questo sistema attuale della gestione della risorsa idrica in Calabria non è più sostenibile.

Ormai da anni non si riesce a superare la doppia gestione,quella della regione, attraverso la Sorical per gli impianti di captazione e trasporto del bene acqua fino al serbatoio comunale, e della distribuzione agli utenti da parte del comune o di una società concessionaria.
Questa situazione ha creato non pochi problemi: l'utente paga il canone alla società concessionaria che non trasferisce con puntualità ai comuni le somme riscosse e i comuni non pagano o, pagano in ritardo, le quote alla regione.

La morosità in Calabria del canone idrico è di oltre il 60%, in alcune città sfiora il 90%.
Le tariffe dovrebbero coprire i costi del servizio ma questo non accade; nel 2015 le bollette emesse da tutti i Comuni calabresi erano pari a 156 milioni di euro, ma l'incasso è stato di 85-90 milioni, mentre il costo del servizio idrico integrato (acqua e depurazione) per tutti i 404 comuni calabresi, si aggira sui 160 milioni di euro l'anno.

Spesso i comuni decidono di non pagare e le prime vittime sono state le società che forniscono l'acqua e la depurazione, negli ultimi anni quasi tutte fallite. La regione, in attesa che si completi la riforma del servizio idrico con l'affidamento della gestione all'Autorità Idrica, utilizza Sorical, peraltro in serie condizioni finanziarie, come braccio operativo. La Calabria, per valutazioni politiche errate, non ha attuato le leggi di riforma varate dal Parlamento: la legge Galli del 1994 e del codice dell'ambiente 152/2006.

La nostra regione è un territorio ricco d'acqua, infatti, sono presenti 24 dighe, tranne due ad esclusivo uso idropotabile ( Alaco e Menta), le altre sono ad uso plurimo con gli invasi silani, affidati in concessione ad Enel e A2A per la produzione di energia elettrica. La Cassa per il Mezzogiorno ha costruito circa 200 acquedotti, 157 quelli gestiti fino al 2034 dalla Sorical.
Studi hanno stimato che nei serbatoi di tutti i comuni calabresi vengono immessi 425 milioni di metri cubi d'acqua potabile, circa quanto il fabbisogno della Puglia, che ha una popolazione quasi doppia di quella calabrese.

Nonostante questo enorme quantitativo, in molte città dai rubinetti scorre acqua per poche ore al giorno. Accade a Cosenza, a Vibo e in tanti altri comuni,grandi e piccoli.
Questo è il risultato di decenni di cattiva manutenzione delle reti idriche e di assenza di una seria programmazione e investimenti. Non è più possibile continuare così, ormai le numerose perdite, la cattiva gestione degli acquedotti costringono la Sorical ad erogare molta più acqua potabile di cui una comunità ha bisogno.

La regione calabria è stata già diffidata due volte dal ministero dell'Ambiente che impone una gestione unica per tutto il servizio idrico integrato (captazione, distribuzione-gestione commerciale delle utenze e depurazione). Nonostante in Calabria le precipitazioni medie annuali ( 1150 mm) sono superiori alla media italiana di 950mm, la gestione dell'acqua rappresenta una grave lacuna nella cultura politica calabrese.

E intanto dopo l'emergenza corona- virus ci prepariamo, per questa estate, all'emergenza idrica.
Dal mese di Ottobre 2019 al mese di marzo 2020 le precipitazioni in Calabria sono state inferiori ai valori medi, in particolare nell'inverno 2020, sono stati registrati valori particolarmente bassi, soprattutto nei mesi di gennaio-febbraio.

I dati registrati dal 1960 evidenziano un calo nel quantitativo di precipitazioni medie ed anche un calo nel numero dei giorni piovosi nella stagione 2019-20 (52 rispetto a 60). Anche il primo trimestre del 2020, segna un calo nelle precipitazioni e nei giorni piovosi (20 su 30).

La Calabria ha risorse idriche adeguate per superare il fabbisogno estivo? Le riserve idriche sono sufficienti? Sono stati monitorati gli impianti, i fiumi le sorgenti, gli invasi e i pozzi per evitare anche quest'anno un'estate difficile?

Nell'attuale periodo di cambiamento climatico è palese che l'acqua potabile è un bene primario da salvaguardare, è una grande e insostituibile risorsa che va difesa.

La crisi finanziaria della Sorical sta mettendo a rischio il fabbisogno idrico dei cittadini Calabresi per i prossimi anni. E' necessario ed urgente eliminare e mettere in liquidazione la Sorical che si è rivelata una struttura inadeguata, una centrale occupazionale per protetti e amici degli amici. Non si può garantire l'approvvigionamento idrico dei Calabresi con i mega acquedotti perché quando questi vanno in tilt, e non è raro, bloccano l'erogazione per centinaia di comuni.

Inoltre, l'acquedotto dell'Abatemarco distribuisce un' acqua carica di sali e con una durezza al limite della potabilità.

A sud della linea tettonica di Sangineto affiorano terreni igneo - metamorfici con serbatoi idrici superficiali che, è vero che possono erogare una minore quantità di acqua, ma certamente di ottima qualità, oligominerale e con bassi contenuti di sali disciolti. Allora perché non si trasferiscono ai comuni le competenze per la captazione e distribuzione, lasciando alla regione solo competenze di indirizzo e programmazione generale ?

Perché non si utilizzano al meglio le risorse europee per realizzare acquedotti a livello rurale e/o comunale?

I vantaggi sarebbero molteplici, il primo, e quello più importante, è che se va in tilt un impianto le conseguenze per la popolazione sarebbero contenute e limitate al solo comune interessato, mentre constatiamo spesso che i guasti all'Abatemarco condizionano pesantemente la distribuzione dell'acqua per l'intera provincia cosentina.

C'è un altro aspetto da non sottovalutare ,quello della protezione degli acquiferi, proprio perché superficiali e più esposti all'inquinamento, è necessario evitare di realizzare discariche nelle zone collinari e montane o in prossimità di serbatoi idrici significativi (vedi Battaglina, S. Giovanni in Fiore, Celico e ...).

Come per tanti altri aspetti di questa terra, anche il bene acqua, pur "donato"in abbondanza, per una inadeguata gestione, ci viene ancora razionata.

giugno 2020

(eraldo rizzuti geologo)
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Powered by Calce


A cura di Giuseppe Giraldi
Copyright 2019 - Tutti i diritti riservati
Codice Fiscale: GRLGPP52C03H235L

L'autore del sito non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo