Come riportano tutti i media, su scala anche internazionale, sussiste un impasse europea sulle misure da adottare contro il coronavirus.
Pare che all’interno dell’eurogruppo si sia creata una diatriba tra gli stati del Nord (i “polentoni d’Europa”) e quelli del Sud (i “terroni” d'Europa).
Lo schieramento contrario all’emissione dei c.d. “Corona-bond” è il blocco del Nord, guidato da Paesi Bassi e Germania, secondo cui gli strumenti a disposizione dell’UE sono già sufficienti per fronteggiare la situazione (si parla del MES).
Del tutto contrariati rispetto alle decisioni del blocco del Nord sono Italia, Spagna e Francia - tra i paesi più colpiti – i quali spingono, invece, per adottare lo strumento dei corona-bond.
A sostenere l’Italia e la Spagna vi sono anche Portogallo, Grecia, Malta e Irlanda.
Insomma, una vera e propria “sfida” Nord Vs Sud.
Questa situazione richiama alla memoria l’annosa “questione meridionale” da intendersi quale situazione di persistente difficoltà di sviluppo socio-economico delle "regioni" meridionali rispetto, soprattutto, a quelle settentrionali.
Ciò comporta una riflessione sugli aspetti “positivi” dell’epidemia.
Questa presa di posizione degli stati del Nord Europa fungerà da monito al popolo italiano (specie a quello settentrionale) che su questa Terra siamo tutti uguali e che, specie nelle situazioni d’emergenza, bisogna essere – sempre e comunque – uniti?
Questa è la nostra speranza.
I valori fondamentali, quali la solidarietà e l’eguaglianza, non debbono MAI essere subordinati ad un’appartenenza territoriale o ad una estrazione sociale, altrimenti rischieremo di non essere più persone nel senso "umano" del termine.
Per concludere, gli stati del Nord – accaniti dalla preminenza economica rispetto alla dignità dei popoli - stanno svelando la loro vera natura che non può essere più accettata in un'Europa unita.
Un altro effetto “positivo” dell’epidemia: la coscienza che l’Europa, così com’è, non va più bene e va cambiata (in meglio!).