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A cura di Giuseppe Giraldi

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Incontri: VALENTINA MASCALI, scrittrice e combattente per la vita.

Posted On Mercoledì, 04 Dicembre 2019 10:01

Incontro Valentina per caso, un lunedì sera, in un caffè. So che ha scritto un bel libro, da me letto e divorato: HO ATTRAVERSATO STAGIONI.

Un libro in cui racconta se stessa attraverso un percorso difficile per guarire da un tumore che l’ha costretta ad affrontare momenti difficili e momenti di sconforto, ma che lei con tenacia e coraggio ha combattuto, uscendone vincitrice. Ricordo che è una ragazza sempre positiva, con una voce argentina, che da ballerina danzava coreografie sulla musica di Michael Jackson, ama le canzoni di Barry White e come musica italiana le piace Vasco Rossi e Renato Zero, ha una figlia meravigliosa, va a correre 2 o 3 volte alla settimana e fa parte della squadra podistica del circolo ricreativo dell’UNICAL. Non la vedevo da tempo e la trovo diversa da come la ricordavo, mi sembra quasi un’altra persona e perciò le chiedo: Valentina, sei proprio tu, o un’altra donna?
Sono io, ma sono anche una donna che sta vivendo una nuova vita. Ho avuto un cancro nel 2012 che mi ha precipitata in un mondo di sofferenza, ma ho attraversato la malattia con l’idea di rialzarmi, di non farmi sopprimere. Adesso posso dire che vivo la vita con più entusiasmo di prima, ero felice e adesso lo sono ancora di più, perché quando passi attraverso la malattia dai più senso e più significato alla vita. Guardo il rosso di un tramonto, l’azzurro del mare, il candore della neve, gli infiniti colori dei fiori con un entusiasmo rinnovato e consapevole del valore delle piccole gioie. Ma ho anche la certezza della mia forza, quando guardo negli occhi la mia bambina che adesso ha nove anni e quando mi sono ammalata aveva appena 12 mesi. Per lei, soprattutto per lei, ho il dovere di vivere, devo farcela ancora per molto tempo.
Valentina, sediamoci e prendiamo un ginseng; fare questo percorso nella malattia, cosa ti fa fatto scoprire di te stessa?
Il coraggio: è un qualcosa che io non sapevo di possedere, anche se, secondo me, in fondo al nostro cuore ce l’abbiamo tutti, però bisogna tirarlo fuori. Mi spiego. All’inizio, quando ti ammali, puoi pensare che si tratti di una punizione divina e ti chiedi perché è successo. Ti domandi se forse hai fatto qualcosa di sbagliato. Ma poi, da credente, ho ricordato a me stessa che anche il figlio di Dio è andato in croce senza colpa. Evidentemente c’è una sofferenza inspiegabile per ognuno di noi, in questo mondo, che potremo capire solo nell’altro.
Quando tocchi il fondo, quando sei sotto chemioterapia rischi di perdere la tua identità, soprattutto come donna, perdi la tua femminilità ed è forte l’istinto di piangerti addosso e di chiuderti in te stessa. come in una stanza senza finestre. L’alternativa è reagire con forza e determinazione, ed è proprio in questo sforzo che ho trovato il coraggio che non sapevo di possedere. Anche per scriverne c’è voluto coraggio, è stato un modo diverso di soffrire, perché il dolore, se lo racconti, fa meno male.
Nel tuo libro HO ATTRAVERSATO STAGIONI hai raccontato in modo originale il mutamento della Natura in assonanza con quel che stavi vivendo.
Fondamentalmente noi siamo la Natura che viviamo nel tempo e nello spazio che attraversiamo. Prima di scrivere questo libro, scrivevo e scrivo poesie perché trovavo e trovo rifugio sicuro per la mia anima nella narrazione poetica dei miei sentimenti. Ho pubblicato anche dei libri di poesia. Poi però mi son chiesta: perché non posso scrivere la mia storia? Ho iniziato a riflettere sulle mie vicende e mi son resa conto che i periodi della malattia erano comparabili con le stagioni. Quando mi diagnosticarono il tumore eravamo in autunno e l’ho visto come fase di transizione, un periodo in cui non sapevo se era un tumore oppure no, un periodo un po’ dubbioso venato dalla malinconia autunnale. A me piace l’autunno, le foglie ingialliscono e cadono, il paesaggio cambia, si trasforma, intristito dalle piogge e dalle nebbie, come la mia vita, che stava cambiando verso una condizione di dolore e sofferenza.
Poi il gelido inverno che paragonai al gelo che con la malattia è entrato nel mio corpo, una tempesta, una burrasca, uno tsunami nella mia vita, un freddo di profondo sconforto che si portò dietro il dolore e la sofferenza annunciata, un inverno che portò l’inferno nella mia vita, ma che io ho affrontato sapendo bene qual era la posta in gioco: combattere, vincere e vivere, oppure arrendersi, perdere e morire.
Quando finirono le cure, iniziò la primavera, si aprì la speranza ad una nuova vita. Ero guarita nonostante l’intervento di mutilazione di mastectomia però iniziavo ad intravedere la primavera. Sembrava che una nuova luce, una nuova vita si stesse aprendo ai miei occhi, anche grazie alla ricostruzione plastica che la ricerca scientifica mette a disposizione dopo enormi e considerevoli passi avanti.
Poi è arrivata l’estate e qui riprendo una frase di una poesia di Camus: “nel mezzo dell’inverno è arrivata una invincibile estate” ... e così si è aperta anche per me l’estate, con questa nuova vita che si è spalancata, grazie al mio coraggio, alla medicina e alla voglia di vivere. Noi donne malate di cancro abbiamo una marcia in più: questa voglia di vivere, di amare la vita in maniera assoluta e l’importanza che a questo diamo, si legge nei nostri occhi.
È vero, la leggo chiaramente. In quale stagione sei adesso?
In estate, perché come in lei, in me ci sono i colori forti dell’entusiasmo di una vita ritrovata, anche se non amo il caldo. Preferisco il freddo, perché nel freddo ritrovo il piacere del piccolo tepore che scalda il cuore e l’anima di chi custodisce sentimenti veri che fanno trovare in se stessi l’energia per riscaldarsi.
Sinceramente, in che misura la malattia ha influenzato la tua vita affettiva e sentimentale?
Questa domanda mi colpisce profondamente e ti spiego perché. Nelle conclusioni del libro ho accennato ad alcune cose anche se poi non sono andata fino in fondo nell’intimo della mia anima.
Vivevo un periodo non bello della mia vita, soffrivo dentro perché a volte può capitare di vivere nel posto sbagliato. Credo che anche lo stress e i dispiaceri che si generano in questi casi, abbiano influito sulla mia salute. Sarà un caso, ma ho notato che anche alcune persone che conoscevo e che non ce l’hanno fatta, avevano alle spalle storie sbagliate. È risaputo che quando siamo stressati si abbassano le difese immunitarie e mi sa che c’è proprio un gene associato allo stress.
Che dire, possono esserci tanti fattori, la predisposizione, l’inquinamento, la cattiva alimentazione. Eppure anche se una persona fa una vita integra e sana, il mostro può sempre tentare di ucciderci. Adesso sono felice, sono circondata da tanti amici che mi hanno aiutato tantissimo e mia figlia e la mia famiglia riempiono la mia vita, però cerco di tenere lontane le persone negative dalle quali possiamo aspettarci solo sofferenza. La cosa più importante penso sia la salute; se c’è la salute c’è tutto e possiamo sorridere. Un buon carattere è importante perché aiuta ad affrontare meglio le avversità e la malattia.
Cosa pensi della prevenzione? È importante, vero?
Penso che la prevenzione sia un fatto culturale, fare prevenzione vuol dire avere rispetto del proprio corpo. Pensiamo sempre che a noi non succeda nulla e invece questo è un atteggiamento sbagliato perché può succedere che ti svegli una mattina e ti diagnosticano un tumore. Allora perché non prevenire l’insorgenza di una malattia alla base, agli inizi, quando non si è ancora trasformata in qualcosa di maligno. Dobbiamo rispettare il nostro corpo e siamo fedeli a questo principio se facciamo prevenzione, controllando periodicamente il nostro stato di salute con particolare riguardo a questo genere di malattie e alle malattie cardiache.
Prendo a prestito da Veronesi: Hai rimosso la malattia dalla tua mente?
Diciamo che il cancro non va mai via completamente. Adesso sono anni che mi sottopongo a degli esami diagnostici ogni sei mesi e prendo le mie pastiglie quotidiane. La malattia non va via, perché il cancro è un mostro sempre dietro l’angolo, perché quando vai a sottoporti agli esami hai sempre paura che qualche cellula sia impazzita di nuovo e voglia fare un altro brutto scherzo. Io però lo tengo a bada perché devo essere più forte della mia malattia, devo prendermi cura della mia bambina e poi, sono stata sempre protagonista e mai spettatrice in questo calvario e so come comportarmi.
Brava Valentina, è l’occasione giusta per augurarti tanta meritatissima salute e un felice Natale a te, a tua figlia e a tutte le persone che ti sono care.
Un particolare augurio, anche a tutte le persone che lottano contro la malattia, affinché possano avere tutte, la stessa forza e lo stesso coraggio di Valentina.
Giuseppe Giraldi

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