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A cura di Giuseppe Giraldi

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20 febbraio 1980 RICORDI DI UNA NOTTE DI TERREMOTO

Posted On Sabato, 26 Ottobre 2019 10:11

di Giuseppe Giraldi

Era piena notte quando fummo svegliati da una forte scossa di terremoto.

Era un po’ di tempo che mia moglie e io dormivamo a casa dei suoi genitori, per non far prendere freddo al nostro bambino di 10 mesi. I nonni erano felici di questa soluzione, perché così, durante il giorno, mentre io e mia moglie eravamo al lavoro, il loro nipotino era tutto per loro. Quando tornavamo la sera, era una gran gioia per noi poterci spupazzare quella creaturina che aveva così profondamente cambiato le nostre esistenze. Un figlio ti cambia la vita. Lo avevo sentito dire tante volte, ma sperimentarlo è tutta un’altra cosa!

Un figlio ti dà una consapevolezza nuova del tuo posto nel mondo e ti dà la forza di fare cose a cui avevi rinunciato, di fare cose a cui prima nemmeno pensavi, ma soprattutto ti fa trovare il coraggio di impegnarti per dargli un padre che giorno dopo giorno voglia migliorare se stesso e, per quel che può, anche il mondo che gli sta intorno. Si, era questo il mio stato d’animo in quel periodo e il nostro bambino era sempre al centro dei nostri pensieri. Poiché durante il giorno non lo si vedeva, la notte dormivamo tutti e tre nello stesso letto. Quella notte del 20 febbraio 1980, non ricordo l’ora di preciso, forse le tre del mattino, fummo svegliati da una forte scossa di terremoto.

Era la prima volta nella mia vita che vivevo un’esperienza così impressionante. Ci svegliammo di soprassalto rimbalzando sul letto come fuscelli, con gli occhi sbarrati nella fioca luce di un paralume che lasciavamo sempre acceso. Mia moglie prese in braccio il bambino ma gli scossoni del terremoto glielo fecero volare via. Per fortuna cadde sul letto senza danno, lo riprese subito e gli cambiò il pannolino sempre sobbalzando, mentre io mi vestivo e insieme ai nonni preparavamo una borsa con le cose più necessarie da portare con noi e scappar fuori. La casa continuava a muoversi come se avesse vita propria e ci faceva barcollare sulle gambe.

Alla prima scossa ne seguì una seconda, a breve distanza ma meno lunga, anche se della stessa intensità. Incredibilmente, i preparativi per uscire avvennero senza panico, certo eravamo impauriti, ma restammo lucidi e con calma lasciammo la casa. Non sapevamo nulla dall’epicentro e di che grado fosse stato il terremoto, ma decidemmo di raggiungere i miei parenti a Rende. Tutti si spostavano. In quella notte anche il traffico delle auto, incolonnate per uscire da Cosenza, era opprimente e levava il respiro! Finalmente ci sbloccammo e raggiungemmo il Centro Storico di Rende.

Anche lì tutti in subbuglio. Tutti per strada. Ci abbracciammo , nella gioia di essere scampati al disastro. Qualcuno aveva acceso un falò per riscaldarsi, gli stessi falò che si vedevano nelle campagne tutto intorno alla collina di Rende. Faceva ancora freddo e incominciava a intravedersi qualche bagliore di luce all’orizzonte sulla Sila ad annunciare il sorgere del sole. Ci guardavamo negli occhi senza parlare. Ci era andata bene. Noi da Cosenza eravamo venuti a Rende dove proprio ad Arcavacata era stato l’epicentro. In quei momenti non lo sapevamo.

Qualche anno prima il terremoto in Friuli era stato tragico. Da noi, qualche suppellettile caduto, lesioni capillari nei muri, solo un po’ di paura. Il terremoto di ieri mattina (25/10/2019) ci deve ricordare di non abbassare la guardia, di essere sempre pronti all’emergenza. Anche le istituzioni hanno un’altra preparazione. Il rischio sismico non è sottovalutato. La nostra terra è la Calabria, purtroppo un po’ ballerina, ma, nonostante questo, rimane un luogo meraviglioso come pochi altri al mondo. Felice di esserci nato e di viverci.

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