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A cura di Giuseppe Giraldi

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Incontro con ROBERTO SOTTILE, critico d’arte e curatore di GENI COMUNI.

Posted On Venerdì, 20 Settembre 2019 12:30

Sono tornato al Museo del Presente per visionare con calma le opere esposte nella rassegna GENI COMUNI  che si sta svolgendo in questo periodo e ho incontrato Roberto Sottile, uno dei curatori della mostra.

E così ci sediamo un attimo in due comode poltrone e parliamo di questa iniziativa artistica collocata all’interno del SETTEMBRE RENDESE.

Mi viene spontaneo e quasi per scherzo, chiedere a Roberto se gli artisti in rassegna siano più GENI o più COMUNI.

R.S. - Proprio questo interrogativo e alla base del successo di questa rassegna che è arrivata alla sesta edizione. Proprio per questo si è riusciti ad avere in concorso artisti, professionisti, artisti emergenti, nuove leve e nuove proposte. Si muove proprio dall’idea di dare all’artista professionista e all’artista che non ha alle spalle un escursus formativo, ma si trova alle prime armi, anche con finalità di diletto, la possibilità di potersi incontrare. Questa è la chiave per poter comprendere qual è il progetto, il percorso insito in GENI COMUNI.


Roberto, oggi in campo artistico, in pittura e scultura, sempre meno artisti riescono ad essere originali. Sembra quasi che tutto sia stato già detto. Ma senza originalità, si può ancora parlare di arte?
R.S. - Sì oggi è difficilissimo essere originali, anche perché il mondo dei social ha disintegrato il viaggiare per scoprire un’opera d’arte. Oggi basta restare comodamente seduti a casa propria per poter capire quali linguaggi artistici vanno affermandosi nel resto del mondo. L’originalità fa parte del processo creativo e quindi, in qualche modo, chi non è originale rischia di non comunicare nulla di nuovo o di comunicare cose già note.

Però mi domando: chi è originale? Il processo creativo è sempre qualcosa che viene generato in un ambito artistico rappresentato, anche nella sua ipotetica non originalità, da un manufatto con il quale l’artista vuole comunicare se stesso nell’idea che riesce a elaborare.


Mi piace questa risposta perché riflette quello che è un po’ la realtà delle cose presenti.
Eppure, così come nel campo della letteratura e della poetica, dove scrittori e poeti si allineano a quelle che sono le correnti letterarie già presenti e consolidate e pur restando all’interno di queste correnti letterarie, riescono ad esprimere contenuti comunque originali e non ripetitivi del già sentito. Credi che analogamente possa essere considerato positivamente l’essere innovativi in pittura, pur restando all’interno di scuole pittoriche e correnti artistiche consolidate?


R.S. - Esistono due scuole di pensiero, da una parte c’è chi dice che dopo l’avvento del futurismo e di quel che accadde negli anni ‘50 l’artista deve camminare sulle proprie gambe e senza riferimenti al passato. Ma d’altro canto si affermano anche artisti che dipingono alla maniera di… Propendo più per quest’altra soluzione perché ciò che ci lasciamo alle spalle ci rende quel che siamo oggi. Quelli più antichi siamo noi perché abbiamo alle spalle un bagaglio di tradizioni ed esperienze in tanti campi artistici che ci rendono possessori di una memoria globale tipica di chi ha vissuto più di altri.

L’arte attuale non è arte contemporanea ma è arte antica perché ci proviene da tutto il nostro passato.


Sulle tecniche c’è qualche giovane che riesce a portare qualche innovazione?


R.S. - ORMAI TUTTO È STATO FATTO. Tutto è già visto. Sulle materie utilizzate (plastica Burri, carta Rotella) nulla di nuovo. Però cambia l’approccio nella realizzazione delle opere e soprattutto quella che è una visione della video arte molto diffusa.


Ci sarebbe tanto altro di cui parlare, ma poi non ci legge più nessuno. Fermiamoci qui.

Giuseppe Giraldi

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