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A cura di Giuseppe Giraldi

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Il governo occulto delle tre banche

Posted On Mercoledì, 17 Luglio 2019 11:27

Sono tanti anni ormai che in televisione, sui giornali e più recentemente sui social, osserviamo un fenomeno tipico del mondo politico italiano. Quando non gestiscono direttamente il potere, tutti i soggetti politici si propongono agli elettori come sostituti dei governanti uscenti, dei quali dicono tutto il male possibile. Guardiamo il caso del “rottamatore”, Matteo Renzi, che da sindaco di Firenze riuscì a mettere in piedi un movimento politico che lo portò alla segreteria del suo partito e successivamente alla presidenza del consiglio. Se si analizzano queste fasi si nota che il caro Matteo quanto non aveva ancora alcun ruolo di livello nazionale si propose come colui che avrebbe mandato a casa le persone ritenute superate e incapaci, che fino a quel momento avevano governato e gestito il suo partito, con l’intendo di sostituirle, accompagnato nell’impresa dal codazzo dei vari Lotti, Boschi e allegra compagnia. 

In tutta la vicenda renziana, si inserisce anche uno sgradevole comportamento umano. È disdicevole che nei confronti di Enrico Letta si esprimano parole tranquillizzanti, il diventato celebre “stai sereno” e poi sfiduciarlo costringendolo alle dimissioni per prendere il suo posto alla guida del paese, con il dichiarato intento di far meglio; ma meglio non fece. Anche per quel che riguarda la vicenda del movimento di Beppe Grillo, ci sono effetti analoghi. Il suo movimento esordisce proponendo agli italiani di mandare a casa tutta la classe politica che sino ad allora aveva governato in Italia, ovviamente per far meglio. Oggi al governo del Paese ci sono i 5 stelle insieme alla lega in un governo che è il frutto di una mediazione impossibile, infatti si sono messi d’accordo, con un contratto, solo su alcune questioni da affrontare e risolvere, lasciando su tutto il resto una assoluta incompatibilità di vedute. 

Questo è il quadro dello spirito che anima le persone che decidono di impegnarsi in politica. C’è sempre la manifesta volontà, il palese impegno, a sostituire gli uscenti per far meglio di loro, ma alla resa dei conti dobbiamo prendere atto che, il più delle volte, queste buone intenzioni rimangono tali. Cambiano i governanti ma la linea economica del paese resta invariata. Sempre più diventa evidente come, da MANI PULITE in poi, non sembra che in Italia ci siano strati grandi cambiamenti di rotta nella gestione della cosa pubblica. Sembra, invece, che nonostante i programmi politici di chi si alterna al potere siano diversi, nel governare l’economia italiana non sia ammessa deroga alle decisioni in altra sede assunte. Ma dove? È come? A queste domande si può rispondere solo se per un momento ci domandiamo quali sono gli enti economici che vantano una intrinseca inamovibilità dei loro apparati, grazie alla quale possono programmare azioni e politiche di lungo periodo, servendosi delle istituzioni di ogni livello.

Probabilmente le risposte possono essere molteplici. Io ne do una che, forse, è la più contestabile, ma merita un approfondimento. Io penso che gli enti economici in questo momento più potenti in Italia siano:

  • la BANCA D’ITALIA
  • lo IOR
  • la BCE

 

Queste tra banche, a volte separatamente ed a volte sembra anche in modo concertato, hanno influito tantissimo sulle scelte economiche di tutti i governi dell’ultimo quarto di secolo. Ovviamente ognuna di loro con le proprie motivazioni, che non ci interessa, per ora, qui discutere, ma tutte sempre tese a tutelare una forte supremazia della finanza sull’economia reale. Queste mie valutazioni, i cittadini le sentono a pelle, perché l’elettorato italiano è molto sensibile e percepisce che se le cose non vanno, deve cambiare. Ci ha provato con Renzi, andata male; ci ha provato con i CINQUESTELLE, sta andando male; ora ci riproverà con la Lega di Salvini; è andrà ancora male, anzi peggio!

Domanda: che succederà dopo?
Ne riparlerò la prossima volta.

Giuseppe Giraldi 

 

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