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A cura di Giuseppe Giraldi

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Solstizio d’Estate

Posted On Venerdì, 21 Giugno 2019 18:14

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: “Sia la Luce!”. E la luce fu. Dio vide che la Luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattino primo giorno. Sono queste le parole che nel libro sacro danno inizio alla creazione. E fu sera e fu mattino. Il Creatore inizia a tracciare la Tavola della vicenda umana. E fu sera e fu mattino. “Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque” e fu sera e fu mattino e così la creazione, attraverso la parola del Demiurgo, procede verso il completamento dell’universo così come noi lo conosciamo. E fu sera e fu mattino.

Questa espressione “e fu sera e fu mattino” ci racconta la vibrazione della parola divina e creatrice, ci rappresenta la consapevolezza umana di un respiro cosmico che vede coinvolta ogni manifestazione, sia fisico materiale che spirituale, oscillante tra due estremi. Ci rappresenta un universo che, dal suo evento iniziale, la deflagrante e incommensurabile esplosione del principio primo, si espande per poi riprendere a comprimersi sino all’implosione, silenziosa fine di questo nostro tempo, per poi riesplodere di nuovo, in un inarrestabile e armonioso respiro cosmico, un’oscillazione vibrante dell’attimo sublime in cui il presente sembra eternamente sospeso tra passato e futuro.

All’interno di questa vibrazione, in una piccolissima frazione dell’universo conosciuto, il nostro sole oscilla tra un minimo ed un massimo di altezza sull'orizzonte e di massimo e minimo calore dispensato sull’umana Terra, simbolicamente in simbiosi con l’anima dell’universo e con lo spirito dell’uomo, condannato a viaggiare tra il bene e il male, passando per le infinite tappe che separano sempre gli estremi, le tenebre e la luce.

Il sole oscilla tra il Solstizio d'inverno, quando raggiunge il punto più basso sull'orizzonte e il Solstizio d'estate, quando raggiunge il punto massimo, quando dal momento in cui è solo pallido chiarore, arriva al momento in cui i sui raggi benefici riscaldano potentemente la terra. Per l’uomo, sin dalla notte dei tempi, queste oscillazioni riassumono e mostrano come il tempo sia un’entità lineare costituita dalla successione di istanti del tempo presente, che procedono dal passato verso il futuro attraverso una ciclicità segnata e cadenzata dagli eventi connessi all’alternarsi delle stagioni.

Gli equinozi e i solstizi scandiscono annualmente il Tempo. Scandiscono il ritmo delle stagioni, in occasione della corrispondenza del Sole col piano dell'equatore terrestre (equinozi di primavera e d'autunno) e della loro massima distanza (solstizi d'estate e d'inverno). Gli equinozi, uguale durata di giorno e notte, rispecchiano la perfetta divisione geometrica tra luce e tenebre che il Creatore dell'Universo compì in principio. Per la natura, l'equinozio di primavera annuncia il risveglio, quello d'autunno, la quiete.

I solstizi, invece, sono le dimore estreme del Sole; in quello estivo il giorno ha la sua massima estensione temporale, ma si avvia al declino; in quello invernale esso è sopraffatto dalla notte, ma riprende la sua lenta risalita.

Il 21 giugno il sole muta il suo cammino sull'orizzonte e sembra fermarsi per alcuni giorni in un punto preciso ("solstizio" deriva da "sosta"), sorgendo e tramontando sempre nella stessa posizione.  Oggi si è appena conclusa l'ascesa del sole che ricomincia lentamente ad offrirci il suo indispensabile e necessario declino. Oggi il sole ha superato il punto solstiziale e quindi ritorna a decrescere sull'orizzonte, anche se, per ora, solo impercettibilmente. Inizia il semestre che si concluderà con il Solstizio d'inverno, quando il sole sembra morire per poi rinascere ancora, ovvero, risalire nel cielo.

Ma oggi, nel suo massimo splendore, la luce vince sulle tenebre, celebriamo il bene che da sempre combattendo contro il male, si effonde sull'umanità sin dal principio del tempo. E da quel principio, l’uomo si è sempre relazionato con il sole, l’astro al quale ha dedicato costante osservazione e studio. Nelle comunità tribali più antiche, lo sciamano, lo stregone, il mistico, cioè colui che mediava il rapporto con le potenze sovramondane, perdeva la vista in giovane età, per le lunghe sedute di osservazione diretta del sole, al fine di studiarne, senza schermature, i suoi fenomeni fisici e le sue ciclicità.

Le più antiche civiltà avevano compreso il forte legame tra il sole e il destino dell’uomo, come fosse necessario capire e misurare i cicli che legano luce e calore alla posizione sull’orizzonte dell’astro vitale. Da questo legame l’uomo trasse lo spunto per edificare delle costruzioni che segnassero i punti solstiziali ed equinoziali, per poter quindi stabilire, con buona approssimazione, i tempi delle varie attività in cui doveva essere regolata la vita sociale ed economica della comunità.

Venendo ad epoche più recenti, l'orientamento solstiziale era utilizzato anche per il posizionamento delle chiese, nonostante ne fosse molto elaborata la determinazione, poiché l’osservazione diretta, che rende facile l’orientamento, è possibile soltanto se l’orizzonte non è impedito da montagne, colline o altri ostacoli. Nei templi precristiani, anch'essi orientati, il riferimento era al cammino del Sole rappresentato dal suo sorgere e tramontare agli equinozi ed ai solstizi, col conseguente mutamento delle stagioni e quindi delle attività agricole ed umane.

Con l’avvento del Cristianesimo i momenti significativi del cammino del sole furono legati ad importanti eventi cristiani. Infatti Gesù nasce nel Solstizio d’inverno, viene concepito all'equinozio di primavera e muore all’equinozio di primavera. Secondo la tradizione sapienziale, San Giovanni Battista, il Precursore, viene concepito all'equinozio d'autunno e nasce al Solstizio d'estate. Al Solstizio d'estate il Sole inizia la sua discesa, le giornate si accorciano e la luce gradatamente diminuisce.

L'allegoria del Battista, il Precursore, che esaurisce il suo compito e cede il passo a Gesù che salirà sempre più in alto ci è confermata dal Vangelo di Giovanni Evangelista (III, 30) dove il Battista dice: «Io non sono il Cristo; ma sono mandato davanti a lui ...(omissis)… Bisogna che egli cresca e che io diminuisca».
Proprio come cresce il Sole dopo il Solstizio d'inverno e diminuisce dopo il Solstizio d'estate. Il sole di S. Giovanni è un sole che muta direzione, un sole colpito a morte, che deve morire attraverso una lenta ed inesorabile agonia.

Il sole che comincia a calare è il simbolo del Battista, detto anche nel folklore «Giovanni che piange». Ma se ci spostiamo nel periodo solstiziale invernale troviamo, è vero, la Natività di Gesù Cristo, ma a distanza di due giorni, il 27 dicembre, quella di san Giovanni apostolo, detto anche «Giovanni che ride». I due santi, dunque, sono strettamente collegati ai solstizi, quasi le loro feste si fossero sovrapposte a una tradizione precristiana, come è avvenuto d'altronde con il Natale che si cominciò a celebrare soltanto nella prima metà del IV secolo, nel giorno della festa dedicata alla «nascita» del Sole.

Il Battista è colui che introduce gli esseri nella «caverna cosmica»: nasce, secondo la tradizione, al Solstizio estivo ed è simboleggiato dal sole destinato a declinare per essere sostituito dal «nuovo sole» del Solstizio invernale. «Egli deve crescere ed io diminuire», dice nel Vangelo, ma finché brilla alto nel cielo nutre la Terra con le sue energie. Per questo motivo la notte di San Giovanni si accendono fuochi che, secondo un'interpretazione diffusa, avrebbero soprattutto la funzione di sostenere magicamente il sole mentre si sta volgendo verso sud, ovvero comincia, pur impercettibilmente, a declinare.

Ma quei falò magici hanno anche la funzione di assicurare buoni raccolti poiché il fuoco partecipa della natura del sole il quale ha anche una funzione purificatrice, in senso materiale e spirituale; e dunque, protegge campi, animali e uomini, dalle malattie (ossia dal male). Nella tradizione contadina, i falò dovevano restare accesi fino all'alba del giorno dopo, allorché potevano essere spenti per il sorgere del sole. La tradizione ricorda che se, guardando il sole all'alba, una giovane donna vi avesse visto la testa decapitata di San Giovanni, si sarebbe maritata nell’arco di anno.

Al Solstizio d’estate accadono, secondo leggende diffuse in ogni paese europeo, fenomeni tra loro in contrasto: da un lato la discesa di forze benefiche - solari e lunari - dall'altro 1'apparizione di esseri malefici. Questa duplicità va ricondotta al simbolismo del Solstizio estivo, ovvero all'inizio della fase discendente dell'anno, all'entrata nella caverna cosmica delle anime, dove convivono forze di segno diverso.

La rugiada, per esempio, ha un segno positivo perché, si dice, è analoga all'acqua battesimale di san Giovanni, ma anche perché il segno del Cancro è il domicilio della Luna, la cui relazione con le Acque è nota, e rappresenta il mondo della formazione o 1'ambito dell'elaborazione delle forme nello stato sottile, punto di partenza dell'esistenza nel mondo individuale.

I monaci esperti in erboristeria, nella notte di mezza estate raccoglievano le erbe, poiché il sodalizio fra il Sole (fuoco) e la Luna (acqua) rendeva la rugiada prodigiosa, donando così alle piante ulteriore potere curativo. Nel Medio Evo, nelle abbazie, veri e rari punti di luce e di sapienza, i monaci conoscevano l'uso delle erbe nella cura di molte malattie, e la notte del Santo la dedicavano alla ricerca delle piante medicamentose, dette erbe dei semplici, perché servivano a curare la povera gente.

In quei tempi, il giorno della festa di San Giovanni, si tenevano le fiere delle erbe, dove si potevano comprare coroncine d'iperico per allontanare gli spiriti maligni, la lavanda (chiamata anche spiga di San Giovanni), la verbena per riti propiziatori e divinazioni, la menta (detta erba santa), il rosmarino, l'aglio, la cipolla e molte altre. Inoltre, tutto ciò che è connesso con la generazione e la fruttificazione subisce un influsso positivo dal Santo. «La notte di San Giovanni entra il mosto nel chicco», dice un proverbio diffuso nei vari dialetti italiani, ovvero il chicco d'uva comincia a inturgidirsi e a formare gli zuccheri che fermenteranno nel mosto.

In molte zone d’Italia la festa di San Giovanni è occasione per stringere anche patti d'amicizia e di fedeltà e tra questi, in Calabria, particolare significato ha l'usanza del comparaggio, ovvero il vincolo di comunanza che si stabilisce tra compari e comari di battesimo o cresima e i loro figliocci, e tra compari e comari di nozze e sposi.

San Giovanni, dunque, secondo la tradizione, preserva dal male, san Giovanni caccia streghe e demoni, san Giovanni veglia sulla lealtà e 1'amicizia, san Giovanni predice il futuro, san Giovanni assicura prosperità: tante funzioni collegate al fatto che egli è la porta attraverso la quale le anime scendono ad umanarsi. Il Solstizio è l’apoteosi della luce che ha annullato la più fitta tenebra; oggi non c’è ombra, oggi trionfa la verità, perché nulla può nascondersi.

 

Giuseppe Giraldi

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